Il canto di Atropo. Ricordo di un Maestro.
Progetto svolto durante la residenza a Civitella Ranieri
Organico: Violino solista e orchestra (2.2.2.2. – 2.2.0.0.- Perc. – Archi)
Durata 15 min.
Atropo è una delle tre Parche, nella mitologia classica le Signore del filo della vita, che con la voce e il filo reggevano il mondo cantandone e filandone la storia. Mentre Cloto filava il tessuto della nascita della vita e Lachesi dispensava i destini, Atropo, l’inesorabile, tagliava il filo della vita al momento stabilito.
Sirene e Parche si trovano insieme nel grande sogno di un’anima che è il “mito di Er” nel decimo libro della Repubblica di Platone:
“Il fuso ruotava sulle ginocchia di Ananke. Su ciascuno dei suoi cerchi, in alto, si muoveva una Sirena, che emetteva una sola nota di un unico tono; ma da tutte otto risuonava una sola armonia. Altre tre donne sedevano in cerchio a uguale distanza, ciascuna sul proprio trono: erano le Moire figlie di Ananke, Lachesi, Cloto e Atropo, vestite di bianco e col capo cinto di bende; sull’armonia delle Sirene, Lachesi cantava il passato, Cloto il presente, Atropo il futuro”.
Nel pezzo, dopo una cupa introduzione orchestrale, l’ingresso del violino solista segna l’inizio di un lungo e malinconico canto, che a volte emerge con maggiore evidenza, altre volte è nascosto da ornamentazioni ed abbellimenti.
Dopo la lunga iterazione del violino su un frammento, di cui vengono esplorati i diversi volti e le molteplici possibilità di sviluppo e il cui ritmo si fa sempre più incalzante, dall’orchestra emerge un diatonico tappeto di otto suoni sui quali la linea melodica del violino si fa sempre più limpida e trasparente fino a scomparire nel silenzio.
Questo pezzo è dedicato a Valentino Di Bella, mio Maestro di Pianoforte, che con il suo esempio mi ha insegnato la generosità artistica ed umana.